
Alessandro Borghi e Jasmine Trinca in Supereroi, Paolo Genovese – 2021
“Anna avrebbe voluto morire, Marco voleva andarsene lontano: qualcuno li ha visti tornare, tenendosi per mano…” (Anna e Marco, Lucio Dalla)
Anna è una giovane, talentuosa e creativa fumettista, con un sogno nel cassetto: quello di creare un suo fumetto a tema supereroi, affidando la propria matita al suo alter ego, Drusilla. Niente fotografi morsi da ragni, nessun orfano che combatte i criminali per vendicare la propria famiglia: per Anna i veri supereroi sono le coppie, quelle formate da gente comune, che nonostante il tempo, gli ostacoli, gli imprevisti, i problemi, le incomprensioni, i dolori della vita, scelgono di rimanere insieme. Dalla sua creatività nascono delle rubriche – le strisce – (quasi sempre autobiografiche), a cui il suo capo darà fiducia e che, andando avanti con gli anni, prenderanno le sembianze di un vero e proprio fumetto con storie create ad hoc (ma pur sempre autobiografiche). Nella vita privata, invece, Anna evita di incastrarsi nelle relazioni sentimentali, sembra viverle con poca fiducia, instabilità ed incertezza. Finché casualmente, in un giorno di pioggia, incontra Marco, razionale professore universitario di fisica, che per quanto si sforzi di applicare regole e teoremi alla propria vita privata, finisce per essere travolto da un sentimento irrazionale ed intenso che li unirà e che verrà sviscerato lungo tutto la durata di questo lungometraggio, dal titolo, appunto, “Supereroi”.
Perché vi parlo di questo film? Semplice: perché trovo che da una prospettiva prettamente psicologica illustri molto bene, grazie al gioco di flashback di cui si compone la pellicola, come i membri di una coppia si scelgano, quali bisogni portano, come si cambia nelle modalità di relazionarsi nel corso degli anni, come guardano se stessi, come si evolvono e come evolve, con loro, il legame, e come il legame stesso cambia a seconda degli eventi che accadono.
Il contesto, ma soprattutto il tempo (concetto maestro che sostiene la sceneggiatura) in cui si susseguono le varie fasi della formazione della coppia e dello sviluppo del legame, permettono di osservare come, nel tempo, appunto, la coppia danza lungo il trascorrere degli anni, rendendola protagonista di innumerevoli rinegoziazioni del cosiddetto “patto implicito o segreto“, rappresentato da tutti quei bisogni, quei valori, quelle aspettative, quelle speranze che non vengono esplicitamente condivisi, ma che ciascun partner ha sviluppato lungo il corso della sua storia personale e grazie ai modelli identificativi con le persone che si sono prese cura di lui o di lei. (Scabini, Cigoli, 2000).
Ma andiamo per gradi. Quando Anna e Marco si incontrano sono subito attratti l’uno dall’altra: l’attrazione è solo uno degli elementi costitutivi su cui si fonda il patto, e si basa sul portare i propri bisogni, paure, desideri e valori che vanno ad incastrarsi con quelle dell’altro partner, in un determinato arco temporale. Ma non solo: anche se non ne siamo spesso troppo consapevoli, un altro elemento fondamentale che rappresenta la base a partire dalla quale ci riferiamo per poter conoscere ed incontrare l’altro è la nostra famiglia “interna”, ovvero quell’insieme di modalità relazionali che abbiamo appreso a partire dai nostri modelli di riferimento familiari, e che poi “utilizziamo” quando ci mettiamo in relazione con il partner.
Le coppie, dunque, sviluppano un proprio sistema di credenze condiviso: ognuno porta nella relazione miti, valori, idee, aspettative, che poi vengono modellate, rinforzate o modificate reciprocamente nella relazione a due. Il contesto culturale e sociale delle famiglie di origine relativo ai ruoli, ai diritti e alle responsabilità di ciascun partner esercita un’influenza tanto potente da rappresentare le fondamenta del patto: la riuscita o il fallimento di tale legame dipenderà dal funzionamento o meno del patto stesso, che deve essere ‘sottoscritto’ da ogni coppia, in considerazione delle inevitabili somiglianze e differenze dei partner.
Ad esempio, senza voler rivelare troppo della trama, uno degli aspetti che colpisce di Anna e Marco (e che ci dice molto anche di loro come individui e della loro storia personale) è che non sia presente una solida rete familiare (e che forse rappresenta proprio un elemento di vicinanza per entrambi), ma piuttosto una discreta rete amicale su cui poter contare nei momenti di difficoltà che la coppia incontrerà nel corso degli anni. Nei momenti in cui il patto implicito viene messo in crisi, tutto ciò che Anna aveva visto in Marco (e viceversa), e che li aveva portati a scegliersi, tutti gli aspetti idealizzanti, si trasformano in una profonda delusione che li porta ad allontanarsi, per poi ri-scegliersi di nuovo per ciò che sono realmente. Ogni volta che Marco ed Anna vivono dei momenti di criticità vengono chiamati a ridefinire i propri ruoli e mansioni nei confronti della famiglia d’origine e con la rete estesa di amicizie, oltre che ristabilire di volta in volta i propri confini.
Il tempo, come già detto in precedenza, rappresenta un elemento chiave nella trama del film, ma nella realtà rappresenta un concetto che assai caratterizza il patto di coppia. L’arco temporale del film è rappresentato da un periodo di venti anni, durante i quali è davvero evidente il lavoro che Anna e Marco fanno per affidarsi e riaffidarsi l’uno all’altra durante i momenti di crisi, dimostrando che l’incontro avvenuto, quando c’è stato, ha permesso uno scambio di bisogni e di attese che non sempre risulta soddisfacente per tutta la durata della danza di coppia, e che a volte ci si trova davanti ad uno ‘sconosciuto’, e non alla persona che si è scelto. La coppia, così come l’individuo, è in continua evoluzione perché segue la dinamicità dei nostri cambiamenti, e non è scontato che un legame, costituitosi anni prima, possa fondarsi su un unico tipo di scambio.
Anna e Marco, così come tutte le coppie, ci mostrano che le situazioni di rigidità (di ruoli, di aspettative, di bisogni, ecc) non permettono un’evoluzione del patto, ma che al contrario, in una tale fissità, non può essere né rilanciato né riformulato. Come a dire: “Ci siamo scelti, ci siamo scambiati profondamente tanto, ci siamo aiutati, abbiamo risposto a determinate aspettative, ma adesso non basta più. C’è bisogno di impegnarsi e di dedicarci a riformulare un progetto di vita coerente con gli elementi che, ad oggi, servono per realizzarlo”. Affrontare questo passaggio è possibile, come è possibile poter ‘rinegoziare’ il patto tutte le volte in cui la coppia è protagonista di eventi critici come la nascita di un figlio, un lutto, una malattia, un cambio di lavoro, un trasferimento, e tutta quella serie di eventi che possono mettere in ‘crisi’ in primis la propria individualità nel corso del tempo.
Forse è per questo che, nel film, si parla delle coppie come supereroi: il loro potere sta nel trovare la chiave giusta per rimanere insieme e sconfiggere il loro acerrimo nemico, il tempo. Non sono completamente d’accordo: se c’è un aspetto che ho imparato proprio dal lavoro clinico con le coppie è che il trascorrere del tempo, e la maggior conoscenza di se stessi, possono offrire un’importante opportunità: la possibilità di incontrare l’altro in un modo più intimo ed autentico. E’ lì che avviene l’incontro, proprio come accade ad Anna e Marco quando tutte le corazze vengono giù, e si ritrovano l’uno “nudo” di fronte all’altra.
Dott.ssa Valeria Gonzalez – Psicologa Psicoterapeuta
BIBLIOGRAFIA
(a cura di) ANDOLFI M., (1999), La crisi della coppia – Una prospettiva sistemico relazionale, Raffaello Cortina Editore, Milano.
SCABINI E., CIGOLI V., (2000), Il famigliare – Legami, simboli e transizioni, Raffaello Cortina Editore, Milano.